Camila
Beyoncé su D La Repubblica ; Ho un potere magico
19 Luglio 2013
in Intervista

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Difficilissimo dire chi sia davvero. Perché è molte cose insieme. Del resto, a lei piace così: “Nessuno può definirmi”, dice con orgoglio. Ma Beyoncé Knowles, 31 anni, è innanzitutto, prima di tutto e soprattutto, una celebrità, una diva. La sua fama planetaria le ha permesso di essere un personaggio multimediale moderno. È una cantante, un’attrice, una scrittrice, un’autrice, un personaggio tv, una manager, una moglie, una mamma, una produttrice, una business woman, una modella, una testimonial, una stilista. E, sicuramente, molte altre cose ancora. Beyoncé è un’icona, un marchio, un brand. E il suo brand funziona benissimo. Inutile dare i numeri, sono tutti enormi: copie vendute, soldi guadagnati, premi vinti. I record sono talmente tanti da diventare ripetitivi, quasi insulsi. E, una volta sgombrato il campo, resta lei, Beyoncé Giselle Knowles-Carter (il secondo cognome è quello del marito, Shawn Corey Carter, in arte Jay-Z), con la sua voce e la sua straordinaria determinazione, che l’hanno portata in cima al mondo.

“Ho lavorato duramente per ottenere tutto questo, da quando ero bambina”, dice. “Adesso ho trent’anni e posso fare quello che voglio. Sono molto fortunata ad aver ottenuto un simile risultato, ma me lo sono guadagnato, ho dovuto rinunciare a un sacco di cose, ho lavorato più di chiunque altro. Me lo merito”. Se lo merita, perché lei, più e meglio di altre, ha saputo incarnare una nuova figura di show business girl.
Apparentemente, la strada è quella di Madonna: essere sexy, business savy, attenta alle mode. Ma se Madonna per buona parte della sua carriera le mode le ha inventate e imposte, Beyoncé, per ora, non ambisce a tanto. Il suo stile in scena è, peraltro, difficilmente trasferibile nella vita quotidiana. Gli abiti che indossa sul palco (non quelli da sera, che mette nelle occasioni importanti e glamour, o che firma per aziende come H& M), non possono far parte del guardaroba quotidiano delle ragazze, nemmeno delle teen-ager più eccessive. Ma, intendiamoci, Beyoncé non è nemmeno Lady Gaga, non desidera trasformare se stessa in un oggetto d’arte. Come personaggio sexy, fino ad oggi ha vinto a mani basse, vestendosi il minimo necessario, ma sbaragliando le colleghe che si sono spogliate altrettanto. È sempre in bilico tra diventare una lady della musica pop e restare una pussycat doll. Non si è ancora decisa, ma forse, visto il successo, non ha neppure più bisogno di farlo.

Leggere la sua biografia è piuttosto illuminante: è molto piccola quando inizia cantare, e ha continuato a farlo con una determinazione che altre cantanti della stessa generazione francamente non hanno avuto. “Non volevo fare altro che cantare. Da bambina mi divertivo a cantare in casa, e poi, crescendo, la passione è diventata sempre più grande, inarrestabile”, e prova così a spiegare quale fuoco la anima, quale motore interiore la spinge.
Canta da sempre: dalle elementari, dove inizia la sua strada verso il successo, passando dal coro della scuola a quello della chiesa, fino ai talent show e alla sua prima band, con la cugina Kelly Rowland. A 14 anni è talmente chiaro che la strada di Beyoncé è quella del successo che il padre, Mathew, decide di trasformare la vita della famiglia e di diventare il suo manager. È lui a trovare il nome alle Destiny’s Child, a chiudere il primo contratto, e a spingere per il primo album, che le proietta immediatamente ai vertici delle classifiche.

Successi, trionfi, e poi, com’era naturale che accadesse, all’inizio del nuovo millennio, lei inizia a percorrere una strada come solista: “All’inizio mi sentivo sperduta, avevo sempre cantato al fianco di qualcun altro, non ero sicura che avrei avuto abbastanza forza. Ma allo stesso tempo sapevo che per me era il momento giusto: dovevo mettermi alla prova e camminare da sola”. Dal 2003, anno del suo primo album solista, Beyoncé ha inanellato solo successi. Di certo è nata con la benedizione di una voce straordinaria. Intonazione perfetta, grande padronanza della tecnica, imparata in infinite lezioni di canto, poca personalità ma perfettamente recuperata con una notevolissima presenza fisica. Beyoncé canta con il corpo, balla costantemente, escludendo, come del resto un’intera generazione di cantanti, donne e uomini, ogni pretesa di credibilità. Non cerca di far credere a chi ascolta che quello che canta è vero, non ne ha bisogno. Il suo scopo è intrattenere, mantenere viva l’attenzione, con routine di ballo studiate con attenzione per ogni brano. E punta sul corpo, esposto entro i limiti della decenza ma mosso spesso oltre quei limiti: una comunicazione fisica e sexy che non ammette mezzi termini. “Ma non sono così nella mia vita, divento così in scena”, prova a spiegare a chi la intervista. “Poi, quando le luci si spengono, torno a essere me stessa”.

La sua è musica pop, musica che i meno attenti definirebbero “commerciale”. Di certo l’arte non è al centro dei suoi pensieri, non lo è mai stata, eppure quella di Beyoncé non è “solo” musica commerciale. È innanzitutto r’n’b, quello che un tempo si scriveva per intero, “rhythm’n’blues”, ma che oggi ha una relativa parentela con quella musica del passato. Quello di oggi è elettronico, tecnologico, iperprodotto, non ha nulla che non sia digitale, non prevede errori o sbavature, e, soprattutto, non produce sudore o sofferenza. E pop, leggero, rapido, da consumare in fretta, mai ripetitivo. “Ma mi piace sperimentare cose diverse”, dice lei, “non restare mai ferma su una musica o uno stile che mi hanno portato al successo. Amo creare nuovi suoni, mescolare culture differenti, cose di ieri e di domani”.
Beyoncé in questo momento rappresenta il gusto medio nella maniera migliore. Lo fa più e meglio di Lady Gaga, che con il suo look taglia proprio la parte centrale del gran pubblico planetario. Lo fa più e meglio di Madonna, che per anni ha saputo interpretare il gusto medio e oggi ne ha ampiamente perso il controllo. Lo fa più e meglio di Rihanna, che magari mette a segno un numero più alto di singoli di successo, ma resta confinata nella canzone di consumo.
Attraverso la musica pop, Beyoncé è anche diventata una delle donne più potenti dello show business: “E non è finita qui”, avverte. “Non appena raggiungo un obbiettivo, me ne pongo un altro più alto. È così che sono arrivata dove sono oggi. Ho potere, anche più di quanto la mia mente riesca a comprendere. Potere però significa felicità, duro lavoro e sacrificio. Per me vuol dire anche essere un buon esempio, e non abusare mai del potere che ho. Bisogna avere umiltà, sempre, si può essere dei leader senza dover mettere paura a chi lavora con te”.

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Potere significa soprattutto controllo. Tutto quello che fa, che dice, le interviste, le esibizioni, persino quello che scrive sul suo diario, viene conservato. Tutto. E chiunque la intervisti, deve prima firmare una liberatoria che autorizza la signora a conservare il testo, le immagini, l’audio. L’archivio di Beyoncé è un ambiente digitale a temperatura controllata, dove ogni foto, ogni video, ogni parola pronunciata, è salvata a memoria futura.
Follia? Non tanto, diciamo una attenta strategia che serve a poter vendere, prima o poi, tutto quello che la riguarda. Beyoncé, come Google, come le grandi aziende di tecnologia, sta costruendo il suo ecosistema, un’offerta multiforme di musica, cinema, video, foto, vestiti, profumi, siti web, app, spettacoli dal vivo, che hanno lei come comune denominatore ma possono piacere a fasce di pubblico differenti, in modo da restare più a lungo in sintonia col gusto medio. La chiave di volta è la musica, la materia che lei conosce e domina meglio. Assieme al marito, il “re mida” della musica di oggi, il produttore più ricco e affermato, il fabbricante di successi e star Jay Z. A lei piace anche essere oggi Mrs. Carter. Ma, nonostante il nuovo tour, passato da Milano qualche settimana fa, abbia in bella vista il nome del marito, Mrs. Carter è tutt’altro che una marionetta nelle mani di Jay Z o di qualcun’altro. Ha addirittura messo da parte il padre manager, quello che ha contribuito in maniera determinante a farla diventare ciò che oggi è. La mamma e il papà sono sempre stati presenti, formando la trinità dei Knowles (c’è anche Solange, la sorella, ma vive la sua vita cercando di non essere solo la “sorella di Beyoncé”). Venti anni è durato il “rapporto professionale” tra Matthew Knowles e sua figlia, e se calcoliamo che Beyoncé ha 31 anni è facile immaginare che le difficoltà nella separazione siano state davvero enormi. “Mi sono separata da mio padre soltanto per quello che riguarda gli affari. Lui è mio padre e lo sarà per sempre, e io lo amo moltissimo. Sono grata per tutto quello che mi ha insegnato, sono cresciuta guardando lui e mia madre che gestivano i loro affari, sono stati degli imprenditori che hanno lavorato duramente e io continuerò a seguire le loro orme. Era da tempo che sapevamo di doverci separare”. Ma è molto vicina anche alla madre, con la quale ha un rapporto eccellente, “come spero che io avrò con mia figlia”, sottolinea. “È lei che mi ha insegnato a stare sempre con i piedi per terra, a non dare tutto per scontato, a restare equilibrata anche rispetto al successo, alla fama”.

Crescendo, Beyoncé ha pian piano preso coscienza del suo ruolo, ha combattuto e conquistato indipendenza e potere: “Sono una femminista moderna”, dice, convinta che il percorso verso l’uguaglianza tra i sessi sia ancora lungo. E se fino a ieri pensava principalmente al successo, la battaglia per le donne è oggi al centro dei suoi interessi. Come ha dimostrato con il concerto a Londra del 1 giugno, quando è riuscita a mettere insieme nientemeno che se stessa, Madonna e Jennifer Lopez (nonché l’italianissima Pausini), per “Chime for change”, la campagna sostenuta da Gucci per aiutare le donne a crescere, liberarsi, diventare indipendenti. “Quando con le Destiny’s Child pubblicammo Indipendent Woman, fummo letteralmente travolte dalla reazione delle donne”, ricorda, “che ci dicevano come erano fiere di avere il loro lavoro, di avere scelto cosa fare nella vita, dei loro obiettivi. Sono queste le cose che mi rendono felice del mio lavoro. Oggi ho la libertà di fare quello che voglio, so chi sono e non voglio essere chiusa in un cliché. Non ho paura di correre rischi e cambierò ancora”. “Nessuno può definirmi”, ci aveva avvertito.

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Tags: lady gaga, Madonna, beyonce italy