QUEEN B – L’imperatrice del pop incontra una potenza della moda. Nella sua prima collaborazione con Carine Roitfeld, Beyoncé in continuo cambiamento esprime i suoi tanti umori, atteggiamenti e personalità sfaccettate. Di tutto rispetto!
BEY LA LUCE – è mia figlia, lei è la mia più grande musa. C’è qualcuno, che scopriremo presto, più importante di noi stessi da perdere. Sento un profondo legame con i bambini – tutte quelle foto nel mio camerino – specialmente quelli che sono stati feriti, bambini che ho incontrato negli anni – mi sollevano come pezzi di luna e mi guidano, sussurrandomi nell’orecchio.
Sono in armonia con le anime, le emozioni degli altri. E sento sempre la sua presenza, nonostante non abbia mai incontrato mia nonna.
Ho imparato da piccolissima, quando ho bisogno di sfruttare più energia, a mettere il mio personaggio, Sasha, sul palco. Anche se siamo diverse come il rosso e il blu, non ho paura di apprendere da lei per i concerti, i rapporti e anche a letto.
Ho visto un predicatore televisivo quando avevo paura, alle 4 o 5, sugli incubi, che mi promise avrebbe detto una preghiera se avessi messo la mano sulla TV. È la prima volta che mi ricordo della preghiera, una corrente elettrica che mi ronzava attorno.
Mi chiamate cantante, ma sono chiamata per trasformare, per prosciugare il dolore, l’ansia e la mancanza di coloro che mi ascoltano tramite le mie canzoni.
Sono un vaso per tutto ciò che non è giusto, per le rotture, bugie e il doppio gioco. Canto dentro quel vaso una luce curativa. Per lasciar andare il dolore che la gente non può sopportare. Non lo faccio da sola, faccio entrare la luce. Invito Dio a portarmi lì.
Le utopie, non mi interessano molto. Scombussolo sempre un po’ le cose. È il caos, in parte, che ci aiuta a vedere.
Ma per mia figlia sogno quel giorno in cui nessuno fa il tifo per gli altri che falliscano, quando tutti noi facciamo quello che diciamo.