Beyoncé assiste al concerto di Jay-Z nell’Made In America Festival 1 settembre 2012 a Filadelfia.
Steve Stoute unisce Budweiser e Jay-Z per “Made In America”.
Sebbene le aspettative siano già alte per la formazione del festival inaugurale di Budweiser “Made In America”, che si terrà a Philadelphia questo weekend (Pearl Jam, Run-DMC, Skrillex e il curatore Jay-Z sono fra gli artisti principali, e in più la vociferata comparsa a sorpresa di Beyoncé), l’evento, che dura due giorni, rappresenta molto di più che un semplice concerto per Steve Stoute.
Il direttore generale dell’agenzia Translation, che ha contribuito ad unire assieme Budweiser, Live Nation e Jay-Z per il festival, sta anche co-producendo un documentario basato sulla realizzazione del festival col direttore Ron Howard e il produttore Brian Grazer, così come Paul Chibe, di Budweiser e @radical.media.
“Abbiamo già iniziato a filmare delle cose. C’è molto da immortalare” dice Stoute, che precedentemente in quest’anno ha fatto squadra con Anheuser Busch per una serie di pubblicità e sincronizzazioni per il Super Bowl del 2012. “La narrazione di questo film non è un concerto. La narrative è tutto ciò per cui sta “Made In America”, e la musica è il sottofondo. Budweiser è stato un partner dall’inizio, perché loro possiedono il mercato commerciale per “Made In America”. Vedrete i marchi avvicinarsi molto di più ai contenuti”.
“Made In America” è l’esempio più recente di ciò che Stoute chiama “momento abbronzatura”, un’intersezione di hip-hop e cultura tradizionale che lui ha abbozzò nel suo libro “L’abbronzatura dell’America”, pubblicato lo scorso autunno d Gotham Brooks. “Quando guardi la lista, possiamo andare da Jay-Z a Afrojack, a Rick Ross, a Jill Scott, ai Pearl Jam, e poi da quel punto agli Skrillex. Ah dimenticavo, parliamo di Drake e d’Angelo. State proprio parlando di 28 atti che sono estremamente diversi che porteranno tutti il loro stile musicale. Voglio davvero rompere i generi in ogni media (film, TV, radio). Penso che i generi nei media dirigano quella separazione, e “Made In America” mostrerà che non fa nessuna differenza, fino a che si riesca a unire le persone sotto la stessa mentalità”.
Da una prospettiva affaristica, Stoute considera “Made In America” un successo. “Venderemo 45’000 biglietti”, dice dello straordinario evento al Ben Franklin Parkway (ai piedi dei “Rocky” steps del Philadelphia Art Museum). Ma l’impatto culturale è ciò che spera che sia anche più duraturo, in particolare quando si tratta di creare la domanda per le future puntate. “Vogliamo che la gente se ne vada dicendo: “ Wow, questo è uno dei migliori show a cui io sia mai andato”. È da molti anni che tentiamo di organizzarlo. È un momento emozionante per il gruppo che si unisce. Ho lavorato con Jay per molti anni, ma questa è la prima volta che abbiamo fatto una cosa del genere”.
Stoute dà anche il merito di ciò a Budweiser, per aver contribuito al suo contenuto artistico. “La loro integrazione ha permesso al festival di essere molto di più che musica e far festa. Abbiamo degli studenti di arte in tutta la nazione che stanno disegnando la loro versione della bandiera americana. È davvero incredibile e dice molto sul dove siamo in termini di generazione, vedendo che cosa farebbero questi studenti se potessero rifare la bandiera americana. Qualche cosa di queste farebbe rivoltare Betsy Ross nella tomba”.
Traduzione Samuel Petrucci